La situazione epidemiologica italiana è monitorata dall’Istituto Superiore di Sanità, che emette ogni anno un bollettino coi dati aggiornati.
Secondo i dati del COA relativi al 2023, si tratta nell’86.3% dei casi di infezioni che avvengono per via sessuale, l’incidenza maggiore si rileva nelle persone tra i 30 e i 39 anni e in questa fascia di età l’incidenza nei maschi è 3 volte superiore a quelle delle femmine. .
Si stima, (studio del 2023) che il numero totale di persone viventi con HIV/AIDS in Italia sia di circa 142.000 casi di cui almeno 8500 non sono consapevoli dell’infezione poiché non hanno mai fatto il test. Resta preoccupante il fatto che quasi il 60% delle persone giunge alla diagnosi tardivamente, spesso già in fase di AIDS conclamata. Questo dato è peggiore rispetto alla media europea.
Nell’ultimo decennio, in Italia, il numero di persone che scopre di aver contratto l’infezione da HIV ha mostrato un andamento in tendenziale calo, le nuove diagnosi erano scese dai 2500 casi del 2019 a poco più di 1300 casi nel 2020. Dopo il forte calo del 2020 legato all’impatto dell’emergenza Covid, nell’ultimo triennio, 2021-2023, i dati nazionali e locali, evidenziano un aumento delle nuove diagnosi..
Nel 2023, sono state effettuate 2.349 nuove diagnosi di infezione da HIV pari a 4,0 nuovi casi per 100.000 residenti, ma si stima un ritardo di notifica che porterà il dato definitivo a superare i 2.500 casi.
Nell’ultimo decennio è aumentata la quota di persone a cui è stata diagnosticata tardivamente l’infezione da HIV (persone in fase clinicamente avanzata, con bassi CD4 o in AIDS). Nel 2023, il 41,4% delle persone con una nuova diagnosi di infezione da HIV è stato diagnosticato tardivamente con un numero di linfociti CD4 inferiore a 200 cell/μL e il 60,0% con un
numero inferiore a 350 cell/μL. Una diagnosi HIV tardiva (CD4<350cell/μL) è stata riportata nel 66,8% degli eterosessuali maschi e nel 63,0% delle eterosessuali femmine.
Nel 2023, più di un terzo (35,0%) delle persone con nuova diagnosi HIV ha eseguito il test per sospetta patologia HIV o presenza di sintomi HIV correlati. Altri principali motivi di esecuzione del test sono stati: comportamenti sessuali a rischio (19,6%), controlli di routine o iniziative di screening a seguito di campagne informative (12,2%) e accertamenti per altra patologia (7,4%). Questi ultimi due motivi di testing hanno visto una proporzione in aumento tra il 2021 e il 2023.
Un altro dato significativo riguarda la percentuale di persone diagnosticate che hanno raggiunto la cosiddetta “soppressione virale”, stato che dipende dalla corretta e costante assunzione delle terapie e che determina la non trasmissibilità del virus (U=U).
Nel 2014 per ridurre la trasmissione di HIV a livello di comunità, UNAIDS lanciò l’obiettivo “90-90-90”, da raggiungere entro il 2020, secondo il quale il 90% delle persone che vivono con HIV dovrebbe ricevere una diagnosi, il 90% delle persone che ha ricevuto una diagnosi dovrebbe essere in terapia con farmaci antiretrovirali (ART) e il 90% delle persone in ART dovrebbe raggiungere la soppressione virale (SV). Tale obiettivo è stato successivamente innalzato al “95-95-95” per il 2025.
Con questi tre indicatori del Continuum of Care (CoC) vengono misurati i progressi dei paesi verso gli obiettivi di controllo dell’infezione da HIV. Il raggiungimento di tutti e tre gli obiettivi fornisce indicazione sui livelli di SV dell’intera popolazione con infezione da HIV e, in questo caso, le soglie obiettivo sono 73% per il 2020 e 86% per il 2025.
I dati a disposizione dicono che delle 142.000 persone con HIV stimate in Italia, circa 25.000 non abbiano raggiunto la soppressione virale. Di queste, come già evidenziato, circa 8.500 non hanno nemmeno ricevuto una diagnosi, le restanti, per varie ragioni, non assumono la terapia o non la assumono correttamente.
In Italia, globalmente, dal 2012 al 2021 i tre indicatori del CoC mostrano un continuo incremento, tutti oltre l’obiettivo “90-90-90” dal 2017 in poi con un graduale miglioramento verso l’obiettivo “95-95-95”.
Di fatto, i progressi ottenuti hanno comportato un dimezzamento del numero di persone con HIV che non sono in SV, che ha contribuito alla contrazione del numero di nuove infezioni e di conseguenza delle nuove diagnosi. Tuttavia, come già evidenziato, nel 2021 una parte non trascurabile delle persone con HIV, circa 25.000, non è in SV. In particolare, emergono criticità nel raggiungimento degli obiettivi di contenimento dell’infezione per sottopopolazioni difficili da raggiungere come gli IDU (consumatori di sostanze per via iniettiva). Anche l’esperienza sul campo dimostra come particolari difficoltà nella Retention in Care riguardino le popolazioni più vulnerabili, oltre agli IDU, le persone senza dimora, parte della popolazione straniera, persone con fragilità personali di natura psico-sociale, sex workers.
Nella provincia di Bergamo, negli ultimi 5 anni abbiamo osservato un costante decremento delle nuove diagnosi di infezioni da HIV, una riduzione della differenza tra il numero totale delle persone con infezione e quelle che sono consapevoli di esserlo (diagnosticati) ed un costante incremento delle persone trattate farmacologicamente e con viremia soppressa. Ciò ha permesso di raggiungere l’obiettivo 95-95-95 già nell’anno 2021 e di consolidarlo ulteriormente nel 2022 e nel 2023.
Nel 2023, a Bergamo sono state diagnosticate 60 nuove infezioni da HIV, il 55% erano diagnosi tardive.